AGNESE, 20 anni di Cuneo
Perché hai scelto di partire con il Servizio Civile?
Ho finito il liceo due anni fa ed era un periodo che necessitava una pausa, avevo bisogno di un’esperienza, di imparare una lingua nuova e avevo il pallino dell’Africa. Quindi eccomi qui!
Che attività svolgevi in Senegal?
Il progetto che ho scelto era in ambito educativo e ho lavorato in 3 scuole con classi da 70-80 bambini. Il mio ruolo era di affiancamento ai docenti e di proporre varie attività da svolgere.
Inoltre, lavoravamo con i bambini talibè (bambini delle scuole coraniche, spesso mendicanti), a cui dedicavamo ogni giovedì e pranzavamo insieme e in questa giornata facevamo varie attività, giochi ed anche educazione all’igiene.
Cosa ti aspettavi e non di trovare a Kaffrine?
Penavo che Kaffrine fosse più villaggio che una città, per quanto diversa da una città come ce la immaginiamo noi. Mi aspettavo un sacco i bambini ma non così tanti! Le scuole pubbliche sono super affollate e sono molto difficili da gestire. La difficoltà maggiore forse è nella comunicazione, poiché la lingua più parlata è il Wolof.
Cosa consiglieresti di portare?
Di materiale si trova tutto!
Sono soprattutto aspetti come l’entusiasmo, che ci vuole soprattutto con i bambini nella prima fase di conoscenza; la curiosità per nuove tradizioni, la nuova cultura; l’apertura mentale per integrarsi.
Tante idee e voglia di fare perché qualsiasi cosa tu proponga è ben accetta, sono disponibilissimi a provare e sperimentare.
Cosa facevi durante il tuo tempo libero?
Alcuni tempi liberi come i fine settimana li abbiamo passanti spesso in altre zone del Senegal per scoprire ed esplorare ciò che ci stava intorno. Quando stavamo a Kaffrine continuavamo, indirettamente ma nemmeno troppo, il lavoro nelle scuole. Abbiamo dipinto i muri delle varie scuole dove lavoravamo ed è stato bellissimo l’appoggio di tutta la popolazione.
C’è un momento particolare che racchiude la tua esperienza di Servizio Civile?
In particolare, tra tutte le attività svolte quella con i bimbi talibè è stata speciale, perché si è stretto un legame particolare. All’inizio eravamo per loro i “soliti bianchi” e ci chiedevano l’elemosina, con il tempo si è creata un’amicizia. Ora quando ci vedono per strada cantano le canzoni che impariamo a scuola.
Che consigli daresti ai ragazzi che stanno per partire?
Per quanto uno possa prepararsi a questa esperienza non si sarà mai proti. La teranga è l’accoglienza senegalese, non preoccupatevi buttatevi, sarà il Senegal ad accogliervi!