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la prima ricerca italiana sull’hate speech online in ambito sportivo, realizzata analizzando 443.567 conversazioni su Facebook e 16.991 su Twitter delle principali testate giornalistiche sportive italiane.
Il 26 maggio alle ore 11 in diretta Facebook sulla pagina di Odiare non è uno sport
Il Centro CODER dell’Università di Torino, nel quadro del progetto Odiare non è uno sport, presenta il
BAROMETRO DELL’ODIO NELLO SPORT
Quanta volgarità, minacce e insulti anche a sfondo razziale o
sessista sono presenti nelle discussioni on line che parlano di sport? Se da un
lato lo sport è spesso strumento di integrazione e trasmissione di valori, soprattutto
quando praticato, dall’altro, specialmente nella dimensione del tifo, può
diventare un elemento divisivo che inasprisce la competizione fino a
trasformarla in conflitti anche violenti. Ma quanto influisce in tutto questo
l’uso dei social network? Che frequenza e che caratteristiche hanno i linguaggi
d’odio online nello sport italiano?
Prova a rispondere a queste domande il Barometro dell’odio nello Sport, ricerca realizzata dal Centro CODER dell’Università di Torino
nel quadro del progetto di prevenzione e contrasto all’hate speech Odiare non è uno sport, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo
(AID 011797) e promosso dall’associazione
CVCS insieme a 13 partner nazionali.
Il primo risultato che salta agli occhi dal monitoraggio delle
pagine Fb e Twitter delle principali testate sportive nazionali (La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Il Corriere dello Sport, Sky
Sport e Sport Mediaset)
realizzato dal 7 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020, è che esiste un livello costante di hate speech al di sotto del quale non si scende mai, pari al 10,9%
dei commenti su Facebook e 18,6% su Twitter.
I messaggi
d’odio risultano dunque una componente non solo rilevante ma strutturale delle
conversazioni sportive su questi social media.
Tuttavia, Facebook e Twitter sono diversi, sia per numero di
commenti sia per la presenza di hate
speech. A parità di messaggi pubblicati, Facebook genera un volume di
commenti 26 volte superiore a quello di Twitter. Ma, mentre l’hate speech
raggiunge il 13,4% dei commenti su Facebook, suTwitter arriva al 31% .
Se si vanno poi ad approfondire le modalità con cui si manifesta
l’hate speech, il linguaggio volgare
(14% su FB e 31% su Twitter) e l’aggressività
verbale (73% e 60%) sono le forme più frequenti. Tuttavia, anche discriminazione (7% e 5%) e aggressività fisica (5% e 4%) non sono
irrilevanti. La ricerca ha infatti individuato circa 5.000 commenti contenenti elementi di questo tipo pubblicati dagli
utenti in un arco di tre mesi.
Infine, dato prevedibile, gran parte del traffico di notizie sui
social e di conseguenza la maggior parte degli episodi di hate speech sono da ricondurre al mondo del calcio.. Emerge che Mario
Balotelli e Romelu Lukaku sono i
personaggi sportivi su cui si concentrano più commenti di hate speech
(rispettivamente 16,7% su Facebook e 38,3% su Twitter; 15,5% su Facebook e
40,6% su Twitter) contenenti insulti e
discriminazione razziale (rispettivamente 2,1% su Facebook e 5,6% su Twitter;
1,9% su Facebook e 2,4% su Twitter).
La ricerca
sarà presentata il 26 maggio alle ore 11 in diretta Facebook sulla pagine del
progetto Odiare non è uno sport (@odiarenoneunosport). L’evento live – moderato da Mimma Caligaris, giornalista sportiva e
presidente della Commissione Pari Opportunità della Federazione Nazionale della
Stampa – vedrà la partecipazionedi Giuliano
Bobba, del centro Coder, autore del Barometro e Sara Fornasir coordinatrice del Progetto Odiare non è uno Sport.
Il
progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e
promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato
con 7 ong italiane con ampia
esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, CeLIM, CISV, COMI,
COPE, LVIA, Progettomondo.mlal), l’ente
di promozione sportiva CSEN, le agenzie formative FormaAzione, SIT e SAA-School
of management, Informatici senza
Frontiere per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e Tele Radio City e Ong
2.0 per la campagna di comunicazione.
Il lavoro a Roma continua in
telelavoro e i nostri collaboratori in giro per il mondo continuano, per quanto
possibile rispetto alle regole stabilite dai vari governi, a portare avanti le
loro attività.
Questa è la testimonianza che ci
arriva dal Senegal, dove le nostre volontarie si stanno impegnano per
contrastare la diffusione del Covid-19 tramite delle attività di
sensibilizzazione e non solo:
“Ciao a tutti! Siamo Francesca e Agnese,
volontarie del COMI, e attualmente ci troviamo a Kaffrine, in Senegal, dove ci
occupiamo di un progetto di protezione dell’infanzia e prevenzione
dell’abbandono scolastico. Purtroppo, il Coronavirus è riuscito ad arrivare
anche qui, cambiando un po’ le cose. Dal mese di marzo, infatti, il presidente
ha indetto la chiusura delle scuole e delle frontiere, la sospensione delle
manifestazioni pubbliche, il coprifuoco notturno, e ha invitato la popolazione
a seguire tutte le indicazioni fornite per la prevenzione.
Non è stato ancora imposto un
confinamento totale (come quello in Italia) a causa della difficoltà di
attuarlo in questo contesto socioculturale. Il concetto di famiglia qui,
infatti, è molto più allargato, i lavori sono spesso completamente informali e
molti devono cercare un impiego giornalmente per sopperire ai bisogni primari,
inoltre l’impossibilità di conservare gli alimenti comporta la necessità di
acquistarli quotidianamente.
Anche noi siamo costrette a
rimanere in casa. Abbiamo dovuto sospendere le attività scolastiche e ludiche
che ormai facevano parte delle nostre abitudini, per adattarci ad una vita da
quarantena.
In vista di questa emergenza,
ci siamo adoperate per sostenere le sensibilizzazioni locali sull’importanza
dell’igiene e del distanziamento sociale. In particolare, abbiamo installato
nel quartiere dove abitiamo delle strutture per il lavaggio delle mani,
realizzato striscioni esplicativi in lingua Wolof e utilizzato i social network
per promuovere le buone abitudini, sostenuto economicamente la campagna di
prevenzione lanciata dalla prefettura per tutto il Dipartimento.
Per quanto ci riguarda, siamo vivendo questa “particolare” situazione in maniera serena, nonostante un pensiero costante vada all’Italia e ai nostri cari. Speriamo davvero che la situazione non peggiori, viste anche le difficoltà sanitarie del Paese, e nel nostro piccolo, cerchiamo di vivere questa esperienza nel migliore dei modi, perché… noi RESISTIAMO anche da qui!”
La situazione a Roma continua ad essere di assoluta emergenza per quanti e quante si trovano senza dimora.
Per questa ragione le organizzazioni tornano a scrivere alle autorità capitoline per richiedere interventi che tempestivamente possano dare risposte a bisogni sempre più urgenti.
L’appello si rivolge nuovamente alla Sindaca di Roma Virginia Raggi, alla Prefetta Gerarda Pantalone, all’Assessora alla Persona, alla Scuola e Comunità solidale Veronica Mammì, al Dipartimento della Protezione civile di Roma Capitale. Si tratta di un documento programmatico che non solo evidenzia le criticità riscontrate sul territorio capitolino, ma che propone iniziative percorribili e sostenibili a tutela sia dei professionisti che dei volontari che offrono servizio in favore di queste persone. Crediamo sia necessario organizzare un incontro con le diverse istituzioni competenti (Comune di Roma Capitale, Dipartimento per le Politiche Sociali, Municipi, Prefettura, Aziende Sanitarie Locali – ASL) non solo per garantire scambio di informazioni, ma soprattutto per programmare azioni comuni di tutela per queste categorie vulnerabili, anche grazie all’istituzione di una cabina di regia.
Al via la campagna social di UNAR “Il volto dell’umanità è l’unico che conosco” #maipiurazzismo
Anche quest’anno UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali aveva previsto di realizzare dal 16 al 22 marzo le iniziative della “Settimana d’azione contro il razzismo”, in collaborazione con associazioni su tutto il territorio nazionale.
Tra le associazioni che avrebbero dovuto dare il proprio supporto all’UNAR attraverso la realizzazione di eventi culturali, di formazione e sensibilizzazione, coinvolgendo migliaia di cittadini, rientrano FOCSIV e il socio romano COMI – Cooperazione per il mondo in via di sviluppo, che con il progetto INTE[G]RAZIONE intendono affrontare il tema della prevenzione e del contrasto delle discriminazioni di matrice etnico razziale con la valorizzazione delle seconde e nuove generazioni, accrescendo il protagonismo dei giovani italiani e di origine straniera, rafforzandone l’integrazione e la partecipazione alla vita del paese e aumentandone l’interlocuzione con il mondo sociale che li circonda. I percorsi didattici ed educativi trasversali e interdisciplinari partecipativi previsti dal progetto, a causa del momento emergenziale che stiamo vivendo, saranno rimandati, ma le importanti attività di divulgazione previste dalla campagna di comunicazione continuano.
FOCSIV e COMI supportano infatti la “campagna social” lanciata da UNAR per rimane “Uniti”, per stare vicini, anche se virtualmente e diffondere i sentimenti che in questo periodo tutti stiamo riscoprendo: la solidarietà e l’uguaglianza.
Da oggi fino al 22 marzo diciamo no ad ogni forma di razzismo! Disegnatevi sul volto una U ben visibile, scrivete su un foglio #maipiurazzimo e scattatevi una foto. Condividete poi le foto sui profili social istituzionali dell’UNAR (Fb, Instagram, Twitter) che li rilancerà!
Quest’anno la “Settimana d’azione contro il razzismo” è dedicata a chi protegge e salva il prossimo, che si trovi a bordo di una nave civile o militare, in un ospedale a combattere per salvare vite in pericolo, in una strada di notte nei nostri quartieri a distribuire pasti caldi a chi ne ha bisogno: i momenti difficili dimostrano che abbiamo bisogno l’uno dell’altro e non c’è spazio per le discriminazioni.
Oggi più che mai celebriamo i “volti dell’umanità”.
Per seguire tutte le novità e attività previste da FOCSIV e COMI per partecipare all’azione contro ogni forma di discriminazione visita il sito della Federazione www.focsiv.it
Un progetto per prevenire e contrastare i messaggi d’odio online in ambito sportivo
Secondo la ricerca di Coder (UniTo), sulle pagine Fb delle 5 principali testate sportive nazionali tre post su quattro ricevono commenti di hate speech
Terreno di inclusione e aggregazione sociale, veicolo di crescita e confronto, palestra di vita. È lo sport, quello che può portare fino al sogno Olimpico o semplicemente aiutare a stare meglio, quello che nel nostro Paese coinvolge milioni di ragazzi. Lo sport che però, purtroppo, ha anche un’altra faccia e può trasformarsi in fornace di discorsi e gesti d’odio, che nella dimensione digitale si potenziano e diffondono in maniera esponenziale.
È così che, anche grazie all’aiuto di diversi campioni azzurri, prende il via domani venerdì 7 febbraio – Giornata Mondiale contro il bullismo e il cyber-bullismo – la campagna #Odiarenoneunosport, sostenuta dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promossa dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, con un fitta rete di partners su tutto il territorio nazionale.
Lo studio del fenomeno è affidato all’Università di Torino che attraverso l’équipe multidisciplinare del Centro di ricerca avanzata Coder è al lavoro per elaborare un Barometro dell’Odio nello sport, monitorando i principali social media e le testate giornalistiche sportive. Dalle prime anticipazioni del report, che uscirà a fine marzo, emergono dati allarmanti. Su 4.857 post analizzati, per un totale di oltre 443mila commenti alle pagine Facebook delle cinque principali testate giornalistiche sportive nazionali (Gazzetta dello Sport, TuttoSport, Corriere dello Sport, SkySport, Sport Mediaset), emerge che tre post su quattro ricevono commenti che contengono una qualche forma di hate speech. Quest’ultimo può manifestarsi come generico linguaggio volgare (13,5%), aggressività verbale (73%) , vere e proprie minacce (6,8%), o, infine, come varie forme di discriminazione (6,7%). I picchi più elevati di messaggi d’odio si verificano in corrispondenza di eventi calcistici e riguardano in particolar modo le decisioni arbitrali.
Il lavoro dell’équipe però non è solo di osservazione, ma punta anche a intercettare le varie forme di hate speech online e intervenire con risposte in tempo reale. Questo grazie a un algoritmo specifico e un chatbot sviluppati dal Laboratorio d’Innovazione della School of Management di Torino e da Informatici senza Frontiere. A questi strumenti si affianca il “Bullyctionary”, un vero e proprio dizionario del bullismo online, realizzato grazie ad Assicurazioni Generali.
Il progetto ha raccolto e sta ancora raccogliendo le testimonianze di campioni dello sport azzurro come Igor Cassina,Stefano Oppo, Alessia Maurelli, Frank Chamizo, Valeria Straneo, al loro fianco le straordinarie storie di inclusione socialeavvenute attraverso lo sportsul territorio italiano e l’adesione spontanea di decine di sportivi, professionisti e dilettanti, associazioni, scuole o semplici cittadini che sostengono la campagna ritraendosi con la scritta Odiare non è uno sport . Qui la Gallery
La campagna durerà tutto il 2020, anno Olimpico in cui gli occhi dei media saranno particolarmente puntati sullo sport, e prevederà diversi appuntamenti e strumenti per sensibilizzare la cittadinanza: dieci flash mob contemporanei in diverse città italiane lunedì 6 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace, attività educative in 55 scuole e 44 società sportive, partecipazione a numerosi eventi sportivi. Per finire con le “squadre” territoriali anti-odio che monitoreranno profili e pagine social di varie società sportive per intercettare e rispondere in modo pertinente ai messaggi di hate speech.
Tutti insieme, con un obiettivo comune: dire no all’odio nello sport e nella vita.
Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane con ampia esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, CeLIM, CISV, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo.mlal), l’ente di promozione sportiva CSEN, le agenzie formative FormaAzione, SIT e SAA-School of management, Informatici senza Frontiere per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e Tele Radio City e Ong 2.0 per la campagna di comunicazione.
Maria Grazia Mancini è un medico che si sta specializzando come Psicoterapeuta Funzionale presso la sede di Roma della S.E.F. Nata in provincia di Taranto nel 1989, si è trasferita a Roma nel 2007 per studiare medicina al Policlinico Universitario “A. Gemelli”. Vive a Roma con suo marito Pierluigi e i suoi due bambini. Ingaggiata dal team del Comi nella commissione selezionatrice dei ragazzi destinati ai progetti di servizio civile in Senegal e Uruguay, condivide qui con noi la sua esperienza
16 ragazzi dai 24 ai 27 anni, provenienti da tutta Italia, da nord a sud, giunti a Roma per le tre giornate di selezione dei volontari del Servizio Civile per diversi progetti in Senegal e Uruguay. Volti; storie. Desideri; ricerca: di strade, di senso, di esperienze, di incontri. Sete di altri mondi, voglia di superare stereotipi e pre-concetti. A cavallo tra la voglia di mettersi alla prova, quella di “rendersi utili” e la scoperta sorprendente dell’altro, che è diversità e vera ricchezza. Per attaccare più o meno frontalmente i propri modi di leggere la realtà, e arrivare il più possibile in fondo, verso il Senso che appartiene ad ogni uomo sotto la varietà dei suoi abiti. E, di fronte a loro, noi: un gruppo di selezionatori, ognuno con la sua competenza e la sua esperienza; insieme, per ripulirci l’un l’altro lo sguardo da elementi inutili o confondenti; con la responsabilità di cercare -umilmente- di intuire il bene per ogni ragazzo.
Al servizio del complesso intreccio tra l’aspirante volontario (con le sue motivazioni e i suoi modi di funzionare), e il progetto (con il suo equilibrio e le sue necessità). Sapendo di non poter prevedere ogni cosa; intuendo la Bellezza di ognuno, e insieme cercando di rispettarne i tempi. Ragazzi selezionati con l’augurio sincero di esserci pienamente in questa avventura, di assaporarla con tutte le sue sfaccettature; di mettersi a frutto con la naturalezza di un fiore che sboccia, più che con l’opprimente obbligo morale di chi si sente “migliore”. Sono stati giorni intensi e contemporaneamente di piacevole condivisione di cose buone, di idee e di scelte più o meno semplici; dove collaborare ha avuto il calore e il sapore di una tavola imbandita per pranzo, dove ognuno è ugualmente parte della famiglia, che sia arrivato lì da poco (come me) o
Chiediamo al Governo e al Parlamento di abrogare i decreti Sicurezza e gli accordi con la Libia perché violano la nostra Costituzione e le Convenzioni internazionali, producono conseguenze negative sull’intera società italiana e ledono la nostra stessa umanità.
Roma, giovedì 13 giugno, ore 12 Hotel delle Nazioni, via Poli 6 Conferenza stampa di presentazione della Campagna “Io accolgo”La Campagna “Io accolgo”, promossa da 42 organizzazioni sociali italiane ed internazionali, vuole dare la visibilitàche meritano a tutte quelle esperienze diffuse di solidarietà che contraddistinguono il nostro Paese: dalle famiglie che ospitano stranieri che non hanno più un ricovero alle associazioni che organizzano corridoi umanitari per entrare nel nostro Paese, dai tanti sportelli legali e associazioni di giuristi che forniscono gratuitamente informazioni e assistenza ai migranti, a chi apre ambulatori in cui ricevere assistenza sanitaria gratuita, a chi coopera a livello internazionale per accompagnare le migrazioni forzate e ridurre l’insicurezza umana nei paesi di origine e transito. Centinaia di esperienze diverse che la Campagna vuole mettere in rete, perché vengano condivise e riprodotte, perché finalmente vengano conosciute, se ne dia notizia, l’opinione pubblica ne prenda consapevolezza.È quella parte grande del nostro Paese – singoli cittadini e cittadine, nuclei familiari, enti locali, studenti, insegnanti, organizzazioni nazionali e territoriali, laiche e religiose – che non si arrende alla barbarie di un mondo fondato sull’odio e sulla paura, che crede nei principi della Costituzione, dei diritti uguali per tutti, della solidarietà. Soggetti che quotidianamente agiscono per mitigare i danni di una legislazione, di politiche e di comportamenti istituzionali che condannano i migranti a morire in mare, che chiudono i porti, che cancellano esperienze di accoglienza, come gli Sprar, gettando per strada migliaia di richiedenti asilo e rifugiati, anche vulnerabili, privati così della loro dignità e del diritto ad accedere ai servizi sociali.
La Campagna prevede anche iniziative di mobilitazione, per aprire vertenze che inducano le Istituzioni ad assumersi la responsabilità dell’accoglienza e dell’integrazione, cancellando le scelte discriminatorie e superando gli effetti perversi del Decreto sicurezza (Legge 132/2018).
A tutti verrà proposto di schierarsi, di sottoscrivere il Manifesto della Campagna e di indossare o esporre un oggetto simbolo di questa iniziativa.
Tutte le informazioni sulla Campagna e le sue finalità verranno illustrate nella Conferenza stampa che si terrà giovedì 13 giugno, alle 12, presso l’Hotel delle Nazioni, in via Poli 6.
Nell’incontro, che verrà aperto da due esponenti del Comitato promotore, che parleranno a nome della coalizione promotrice dell’iniziativa, verrà datavoce ad alcuni dei protagonisti di queste esperienze di solidarietà e accoglienza, oltre che ai richiedenti asilo e rifugiati destinatari di questi interventi.
Saranno inoltre presenti i rappresentanti delle organizzazioni che hanno promosso o aderito alla Campagna.
Fanno parte del Comitato promotore della Campagna:
A Buon Diritto, ACLI, ActionAid, AOI, ARCI, ASGI, Casa della Carità, CEFA, Centro Astalli, CGIL, CIAC, CIAI, CIR, CNCA, Comunità di S.Egidio, CONGGI, Ero Straniero, EuropAsilo, Federazione Chiese Evangeliche in Italia – FCEI, FOCSIV, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Migrantes, Gruppo Abele, ICS Trieste, INTERSOS, Legambiente, LINK-coordinamento universitario, Lunaria, Medici Senza Frontiere, NAIM (National Association Intercultural Mediators), Oxfam, Rainbow4Africa, ReCoSol, Refugees Welcome Italia, Rete della Conoscenza, Rete Studenti Medi, SaltaMuri, Save the Children Italia, UIL, Unione degli studenti, Unione degli universitari, UNIRE
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