Avete mai sentito parlare della leggenda del filo rosso del destino?
Nella tradizione orientale, ogni persona porta sin dalla nascita un filo rosso annodato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo ha come caratteristica quello di essere lunghissimo, indistruttibile e invisibile e serve a tenere unite due persone destinate prima o poi ad incontrarsi e a stare insieme per sempre.
Ora, mettiamo da parte quest’idea romantica e provate ad immaginare che esista un filo rosso per ogni servizio che usiamo ed ogni bene che acquistiamo: dalle serie su Netflix alle componenti di un computer, dalla benzina per la macchina al viaggio in aereo, tutto quello che usiamo e consumiamo nel quotidiano ci lega indissolubilmente a milioni di persone di tutto il mondo che estraggono la materia prima di cui è fatto il prodotto, o lo progettano e costruiscono, o ancora lo immettono nel mercato, offrono il servizio, si occupano dello smaltimento quando diventa rifiuto, e condividono con noi le conseguenze dell’inquinamento antropogenico (causato dall’attività umana).
È proprio questo il principio della globalizzazione: un groviglio fittissimo di vincoli ed interscambi che ci connettono nelle pratiche di consumo e produzione, nelle dinamiche sociali, economiche, ambientali ed istituzionali per cui ogni nostro comportamento ha delle ripercussioni su persone che vivono in altri Paesi – pensate alla crisi economico-finanziaria del 2007 nata negli Stati Uniti e poi diffusasi in Europa – e sul nostro pianeta – il cambiamento climatico vi dice qualcosa?
Lunedì 3 giugno il COMI ha partecipato alla conferenza “Generazione Greta: un passo avanti per l’Educazione alla Cittadinanza Globale. L’impegno e la coerenza delle politiche nell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” promossa dall’ASVIS all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2019.
Procediamo per gradi e per concetti: prima di tutto, cosa è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile?
L’Agenda 2030 è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre del 2015 da 193 Paesi membri dell’ONU che ha messo sul tavolo temi reali, urgenti e drammatici, e che rappresenta l’impegno comune di trasformare il nostro mondo, e migliorarlo.
Come?
Attraverso il raggiungimento di 17 obiettivi universali, interconnessi ed indivisibili, entro l’anno 2030.
Povertà, fame, salute, istruzione, parità di genere, acqua pulita e sicura, servizi igienico-sanitari, energia, lavoro dignitoso, innovazione, disuguaglianze, città sostenibili, consumo e produzione responsabile, cambiamenti climatici, biodiversità negli oceani e sulla terra, pace e partnership globali.
Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono universali perché, in misura minore o maggiore, riguardano tutti noi, sia i Paesi più industrializzati che quelli in via di sviluppo, tutti i 7 miliardi di persone unite da un numero esponenziale di fili rossi, ma che abitano su un unico pianeta. Sono inoltre strettamente vincolati l’uno all’altro perché bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: crescita economica, inclusione sociale, tutela dell’ambiente. Facendo alcuni esempi, non si può assicurare la salute e il benessere per tutti, se non si riduce e contrasta l’inquinamento dei nostri oceani o dei vari ecosistemi terrestri, o ancora non si può incentivare una crescita economica duratura ed un lavoro dignitoso per tutti se non si forniscono opportunità di apprendimento paritarie per uomini e donne.
Questo piano di azione condiviso è quindi governato da una visione integrata dello sviluppo che non riguarda solo l’ambiente, ma anche l’economia, la società, le istituzioni. E attenzione! È proprio questo che si intende per sviluppo sostenibile: un modello di benessere che soddisfa i bisogni e garantisce i diritti delle generazioni presenti senza compromettere la qualità di vita e le possibilità delle generazioni future.
In sintesi, l’obiettivo generale dell’Agenda 2030 è quello di rendere sostenibile, un modello di sviluppo che non lo è.
Penserete voi: e perché l’attuale modello di sviluppo non è sostenibile?
Perché gli attuali modelli di produzione e consumo non fanno i conti con il progressivo esaurimento delle risorse naturali – che non sono infinite! – ed il cambiamento climatico, così come è insostenibile una crescita economica che produce ricchezza per pochi lasciando nella povertà milioni di persone destinate ad aumentare con la crescita demografica ed un sistema di governance internazionale incapace di affermare il diritto internazionale condannando a umiliazioni e sofferenze comunità scosse da conflitti armati. La sempre minor disponibilità di acqua dolce, la perdita della biodiversità, la scarsità dei combustibili fossili da cui dipende il nostro sistema energetico – le riserve di gas naturale, petrolio e carbone si esauriranno tra i 40 e i 100 anni -, la contaminazione dei terreni e l’inquinamento degli oceani da plastica, sono problemi reali che la comunità scientifica internazionale segnala da decenni, e che ogni giorno rafforzano l’urgenza di imboccare una rotta di sostenibilità, quando ancora è possibile.
Per riassumere, un modello di sviluppo basato sulla crescita economica che tende all’infinito in un mondo di risorse finite non è sostenibile sotto ogni punto di vista.
Ma lo sviluppo sostenibile, per essere conseguito, necessita prima di tutto di una presa di coscienza del cittadino e dei “fili rossi” in cui è immerso e che muove, orientando il proprio vivere quotidiano verso comportamenti sostenibili nel tempo e nel rispetto delle persone, della società, del pianeta. A questo scopo, bisogna introdurre un altro concetto fondamentale: quello di Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG).
Ne avete mai sentito parlare? Cosa si intende per l’Educazione alla Cittadinanza Globale?
Educare alla Cittadinanza Globale è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030, con l’obiettivo 4 che impegna la comunità internazionale a “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. In particolare, l’ECG è direttamente citata nel paragrafo 4.7: “Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un’educazione volta a uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile.”
Dunque, l’ECG rappresenta un vettore di sostenibilità, uno strumento trasversale ed importantissimo per un’agenda che promuove il cambiamento, diffondendo sapere, abilità e valori tra i cittadini, al fine di consentire agli stessi di contribuire ad un mondo più inclusivo, più pacifico e più equo.
L’ECG è quindi un processo attivo e trasformativo di apprendimento che mette al centro i diritti umani, i beni comuni, la sostenibilità, nel contesto di sfide sempre più urgenti, che ci legano l’uno all’altro come parte di una grande comunità globale.
Ogni paese firmatario è chiamato ad implementare politiche nazionali per realizzare l’Agenda e i suoi 17 obiettivi.
Infatti, esiste una Strategia Italiana dell’ECG, approvata il 28 febbraio 2018 dal Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CNCS), composto da Ministeri, Enti locali, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Università e le principali reti di organizzazioni della società civile. Il documento (consultabile al seguente link https://www.info-cooperazione.it/wp-content/uploads/2018/02/Strategia-ECG.pdf) è quindi frutto di un impegno comune e multiattoriale in cui si identificano obiettivi, attori, modalità e contesti dell’ECG per raggiungere tutte le sfere della cittadinanza italiana e promuovere un cambiamento culturale orientato alla sostenibilità, attraverso ad esempio percorsi formativi sia formali (nelle scuole) che informali e nonformali (ad esempio, informazione nei mezzi di comunicazione di massa).
A questo punto, è importante sciogliere la sigla “ASVIS”, contenuta nel titolo dell’evento del 3 giugno.
Cosa è l’ASVIS, e cosa c’entra con l’ECG?
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS) è nata il 3 febbraio del 2016 e riunisce più di 200 soggetti, tra istituzioni, università, centri di ricerca, associazioni e fondazioni. L’impegno dell’ASVIS per promuovere la conoscenza dell’Agenda 2030 ed educare alla cittadinanza globale si traduce in molteplici iniziative, come concorsi, contest, Master universitari e corsi e-learning sull’Agenda, e il Festival dello Sviluppo Sostenibile. Quest’anno il Festival, alla sua seconda edizione, si è svolto dal 22 maggio al 7 giugno e ha visto l’organizzazione di 702 eventi con l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere sempre più cittadini sui temi della sostenibilità.
Siamo arrivati alla domanda finale, e se sei giunto fino a qui, significa che ormai sai cosa è l’Agenda 2030, l’Educazione alla Cittadinanza Globale, l’ASVIS e il Festival che ha organizzato negli ultimi due anni. Ti manca solo un elemento per masticare tutti i concetti racchiusi nel titolo dell’evento.
A cosa ci si riferisce con l’espressione “Generazione Greta”?
È la generazione dei giovani e dei giovanissimi ispirata dall’azione di protesta dell’attivista svedese Greta Thunberg, impegnata nel sensibilizzare l’opinione pubblica e i governanti di tutte le nazioni sui rischi del cambiamento climatico, e sulla conseguente urgenza di adottare politiche che mitighino il fenomeno. Tra le iniziative giovanili più importanti va segnalata quella dei “Fridays For Future”, delle manifestazioni di piazza che con cadenza settimanale – appunto, ogni venerdì – vedono milioni di giovani di tutto il mondo protestare per scuotere i governi affinché i governi affrontino il cambiamento climatico.
Perché il mondo del terzo millennio è un ormai un villaggio globale e globalizzato, dove anche se non possiamo vedere chi c’è all’altro capo del filo, il filo esiste, è reale e si dirama in tante direzioni. Condividiamo gli stessi problemi e abitiamo tutti su un unico pianeta: per imboccare la strada della sostenibilità, serve un impegno trasversale, che va dalle istituzioni, a noi come cittadini.
Consuelo Cammarota